Il deposito delle immondizie, il più grande dell'America centrale,
dà da vivere a 2.500 persone ma non ci lavorano più i piccoli guajeros
I bambini di Città del Guatemala
dalla discarica alle aule scolastiche
Una "ex niña de la basura": "Sono entrata che avevo cinque anni
ci sono rimasta fino ai 17 e ho visto tanta gente morire tra la spazzatura"
di PAOLA COPPOLA
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Le loro mani piccole e veloci sono una risorsa economica per decine di famiglie che vivono al di sotto della soglia di povertà ma qui, nel "polmone economico" della Zona 3, a differenza di paesi come Honduras, Nicaragua, Salvador (dove leggi simili non riescono a evitare la presenza di bambini) c'è una legge che li protegge e viene rispettata alla lettera e, per di più, permette l'accesso ai rifiuti solo a chi è identificato e registrato. Per volere della municipalità della capitale la discarica non è più una terra di nessuno: da più di 20 anni il benvenuto del "Relleno sanitario", che occupa un'area pari a otto isolati, lo senti da lontano: un odore acre e gruppi di avvoltoi che si contendono i bocconi più ghiotti. Anche se questa resta l'unica forma di sostentamento per più di 2500 persone, oggi vedi una geografia umana diversa quando superi decine baracche di lamiera prima dell'ingresso: ci sono uomini e donne a raccogliere e separare la spazzatura e poi rivendere quella che può essere riciclata.
UN ESPERIMENTO DI SUCCESSO - Il "Relleno sanitario" è considerato un esperimento di successo: perché solo nel 2005 un terzo dei 3600 guajeros che lavoravano in questa discarica erano bambini. Poi è arrivata la legge applicata in modo rigoroso che vieta anche la presenza dei nuclei familiari che durante la notte alloggiavano in questo luogo malsano. A chi ci lavora di giorno invece vengono insegnati i principi di pronto soccorso e di educazione sanitaria per contenere infezioni e malattie. Oggi i genitori lasciano i bambini nel "Centro ricreativo ed educativo" attaccato alla discarica dove imparano a leggere e a scrivere e lavorano per recuperare la manualità che hanno perso dopo anni di lavoro tra i rifiuti. In questo progetto è coinvolta direttamente la Cooperazione italiana.
Julia Castillo ora ha 19 anni, è una "ex niña de la basura": "Sono entrata che avevo 5 anni, tutto quello che guadagnavo lavorando lo davo alla mia famiglia. Ho visto tante persone morire nella discarica, tanti bambini investiti dai camion. Le madri portavano anche i neonati quando dovevano lavorare e li lasciavano in scatole di cartone tra i rifiuti. Io sono rimasta fino a 17 anni, e finché ero qui per me esisteva solo la spazzatura, non vedevo nient'altro, era tutto il mio mondo".
Come Julia anche altri "niños de la basura" partecipano al progetto della cooperazione - Protection y desarrollo de la niñez y adolescencia en la ciudad de Guatemala - che si occupa di sottrarli alla strada, alla droga e alla violenza e inserirli nel mondo del lavoro.
NON CHIAMATELO INFERNO - A molti non piace ricordare quando i bambini litigavano con gli avvoltoi per i resti di una merendina perché dicono che quello dei guajeros è un mestiere dignitoso e redditizio che sottrae molte famiglie a una vita di miseria. Il "Relleno sanitario" resta un polo d'attrazione per molti abitanti della capitale e per chi arriva dalle campagne è una una risorsa in attesa di una sistemazione migliore. Gli immigrati, tra cui diversi indigeni, scelgono di lavorare nella discarica come prima occupazione: fino al 2005 vendendo il materiale da riciclare si guadagnavano tra i 100 e i 150 quetzales al giorno, una cifra elevata se si considera che il salario minimo garantito è di 1440 quetzales al mese. "Il guajero ha anche una funzione sociale", ricorda Giorgia Canulli che lavora come consulente per la cooperazione italiana. "Ogni giorno convergono qui oltre 3000 tonnellate di spazzatura prodotte da Città del Guatemala".
UN MESTIERE IN DECLINO - Anche se sembra un paradosso quello che da sempre è considerato un "polmone economico" di Città del Guatemala rischia il declino: oggi il guajero è un lavoro meno redditizio, la paga è più bassa anche perché è cambiata la filiera del riciclo dei materiali. Chi lavora nella discarica può prendere una paga tra i 45 e gli 80 quetzales al giorno.
Rende bene soprattutto il vetro, ma sempre non sono i guajeros a vendere i rifiuti selezionati agli intermediari che, a loro volta, li rivendono alle imprese nazionali e internazionali. Il riciclo avviene alla fonte e i rifiuti arrivano già differenziati alla discarica. "Per tante famiglie della zona - continua Canulli - esiste una paura concreta: dopo aver vietato l'ingresso ai bambini, temono che si arrivi a limitare il numero di guajeros che possono lavorare nella discarica: un accesso ristretto a 5-600 persone significherebbe una condanna alla fame".
(6 dicembre 2007)
[via repubblica.it]
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